Taranto, l'aureola dello scetticismo tra inaffidabilità ed astio

Il 27 ottobre del 2017, dopo un anno e mezzo di tribolazioni, la compagine societaria gestita dal duo Zelatore e Bongiovanni, passò la mano a Massimo Giove, rampante imprenditore del settore dell'industria siderurgia dell'allora indotto ILVA.

Un volto non nuovo, in realtà, perché Massimo Giove , all'inizio degli anni 2000, prima come socio e poi come Presidente, affrontò l'avventura nel calcio nostrano in qualità di dirigente. Il suo arrivo, dopo le innumerevoli polemiche e prese di posizione dell'opinione pubblica e della tifoseria,  che portarono tra l'altro a forme di contestazione come la diserzione dello stadio, a seguito del mortificante campionato di serie C  edizione 2016 - 2017 e dell'infausto inizio della D stagione 2017 - 2018, da una parte assopirono tali atteggiamenti, dall'altro riportò lo scetticismo, retaggio chiaramente del passato, ma  che accompagnò fortemente la squadra fino la Natale 2017, quando il nuovo proprietario del club, inizialmente condusse la campagna acquisti nel mercato di riparazione, poi formalizzò, tra l'altro i vari passaggi burocratici entro la fine del'anno 2017. 

Lo scetticismo si articolò su due fattori, a cui si innestava un terzo ragionamento. Ovvero, i cosiddetti scontenti o meglio diffidenti, commentarono col dubbio, il repentino passaggio di quote dal duo Zelatore - Bongiovanni a Giove, ipotizzando la presenza di un socio nascosto alla visibilità e che potesse essere un patron già venuto in passato sullo Ionio oppure che gli stessi proprietari cedenti, in effetti  fossero ancora ancorati alla gestione della società se non altro per gli investimenti compiuti per oltre due anni,  trascorsi su una navicella alla mercé delle tempeste mediatiche  e non.

I primi mesi del 2018, furono trascorsi, nonostante  la squadra avesse intrapreso un filotto di risultati che la stava facendo risalire posizioni, nella ridda di illazioni, voci, sussurri circa la solidità della nuova compagine societaria e si andava sempre alla ricerca del risultato dei famosi Consigli d'Amministrazione, allo scopo di catturare delle novità. Quando il 20 maggio, la trasferta di Cava de' Tirreni, finale play off del Girone H, decretò lo stop del Taranto, con una sconfitta agro dolce, che non poteva cancellare lo strepitoso girone di ritorno con un bottino di punti quasi parallelo al Potenza trionfatore del campionato, allo scetticismo verso la compagine societaria, andava a subentrare il principio o la convinzione dell'inaffidabilità dei vertici societari. Il programma tracciato nella fine del mese di maggio, da una parte stupì gran parte dell'opinione pubblica, dall'altra fu creduta come una boutade o meglio "fumo negli occhi" per coprire chissà quali manovre e strategie future.

Il successivo svilupparsi del calcio mercato e l'arrivo del Direttore Generale, Gino Montella,  in contemporanea con un pacchetto di atleti provenienti proprio dalla Cavese (tramite i suggerimenti e la consulenza esterna di Sergio) ampliarono l'alone dello scetticismo ed iniziarono, nonostante il risultato dello scorso campionato, a girare delle voci sulla solidità del gruppo diretto da Giove. Nel ritiro di Camigliatello si capì come di era ben cementato il gruppo diretto, allora, da Cazzarò,  ma nuovo scetticismo e soffi di presunta inaffidabilità circolavano relativi alla consistenza economica con paventate chiusure anticipate del campionato per mancanze di risorse sommate al pre campionato e all'esordio in Coppa Italia, con la gara interna con il Nardò;  tutto questo portò il primo scossone della stagione con la virata tecnica su un allenatore giovane, rampante, ma soprattutto promettente e voglioso di confrontarsi con una piazza difficile come Taranto, identikit che corrispondeva a Luigi "Gigi" Panarelli, un tarantino che sostituiva un altro concittadino ovvero Cazzarò. 

Dal termine del campionato scorso all'inizio della stagione attuale, almeno fino a metà novembre,una parte dell'opinione pubblica contestava, nel frattempo, la mancata conferenza stampa del Presidente che oltre a non averla fatta, all'atto del suo insediamento  (per scelta perché il Presidente è più operativo che comunicativo, e i fatti finora l'hanno dimostrato) non poteva tenerla successivamente (ciò fu ampiamente spiegato per una inibizione di 4 mesi ed una multa di E 10.000, subito pur  non avendone  titolo, ma accettato per evitare la penalizzazione di un punto, per una controversia di un ex tesserato), acuiva l'acredine e l'astio di una parte dell'opinione pubblica che sommava questo aspetto allo scetticismo e al senso di inaffidabilità già espressi sin dall'atto del suo insediamento.

Altri episodi accaduti in questi hanno riacceso  i fuochi di una dialettica dura (la presenza di una finanziaria sul modello di gestione delle squadre professionistiche, il problema della gestione dei bar dello stadio che ha infuocato i crocchi di tifosi e infarcito le chiacchiere da bar dello sport, presunti ritardi di corresponsione di stipendi),  mettendo la sordina ai programmi più volte ribaditi dalla società, come la riqualificazione dello stadio, per renderlo più agibile da parte dei sostenitori ionici, la creazione di una cittadella dello sport quale casa del Taranto calcio nonché dell'intero settore giovanile, attualmente costretto a peregrinare sui campi della provincia.

E proprio in quest'ottica Giove, tra le priorità, ha messo in piedi il settore giovanile, nelle passate stagioni, affidate a scuole calcio ed associazioni dilettantistiche, avocandolo al Taranto calcio, sotto l'egregia direzione di un dirigente, esperto, competente, già nell'entourage della società rossoblu, ovvero Antonio "Tonino" Borsci e i cui risultati, già dopo pochi mesi di attività,  si stanno notando dando lustro al lavoro meticoloso della galassia giovanile.

Adesso a prescindere le simpatie ed antipatie che ognuno può avere nei confronti di questa compagine societaria che, di tutto la si può accusare, ma di certo che non le manca l'esperienza e l'abilità gestionale, l'affidabilità per non lesinare sforzi economici che la fanno apparire anche in questi giorni attiva sul mercato di riparazione, il carisma di dirigenti navigati di lungo corso e soprattutto conoscitori delle dinamiche del mondo del calcio, tutti tesi alla conquista dell'obbiettivo ritorno la paradiso (al momento la serie C), ma anche alla ricostruzione dell'immagine di una realtà sportiva seguitissima e negli ultimi anni offuscata da una serie di eventi che ne avevano pregiudicato la sua stessa credibilità.

I tempi dei bilanci è ancora lontano, poi, al termine della stagione in base ai risultati si potranno fare tutte le critiche, costruttive, e si capirà quali le bontà e cosa migliorare per il futuro, sempre con manifestazioni di dialettica, improntate al rispetto e al vivere civile, condizioni necessarie e fondamentali, anche nel mondo sportivo.

Fabrizio Di Leo