Taranto, squadra e società strette tra veri e falsi tifosi

Il pareggio di mercoledì tra Taranto e Picerno, era atteso, fondamentalmente  dallo "zoccolo duro" della tifoseria, sempre presente sui gradoni e sulle poltroncine dello Iacovone, perché all'ottava esibizione sul prestigioso impianto tarantino, superare la capolista avrebbe portato benefici diretti alla squadra, in termini di punti e relativi distacchi dalle prime della classe nonché maggior numero di spettatori nelle occasioni domenicali ed infrasettimanali.

La società a fine novembre, per andare incontro alla tifoseria, aveva programmato e realizzato un pacchetto per un mini abbonamento riguardante le tre gare interne del mese di dicembre, ovvero i match contro Francavilla in Sinni, Picerno e Sorrento. La risposta degli sportivi tarantini, si è concretizzata con la sottoscrizione di 200 mini abbonamenti, un po' poco per una piazza come la nostra comunque poco avvezza a queste forme di fidelizzazione. 

In effetti come non ricordare la boutade delle 4.000 sottoscrizioni promesse dalla tifoseria, due anni or sono prima del ripescaggio, compiuto a titolo oneroso dall'allora compagine societaria condotta da Zelatore e Bongiovanni, successivamente non solo non ci furono tanti abbonamenti, ma anche le presenze allo stadio, con l'altra scusa pochi abbonamenti ma molti biglietti,  venne meno clamorosamente, tranne alla prima giornata nel match che si disputò con il Matera (quantificate in 10.000 le presenze). 

A Taranto, poi la tifoseria si è in un certo senso divisa, ovvero tra quelli attaccati alla maglia che  seguono la squadra sempre, anche in casa e fuori, e quelli che vengono definiti "occasionali", presenti nelle grandi occasioni, magari con biglietti omaggi, o accrediti in tribuna, ma poi i primi a contestare la domenica, per il palato fine in dotazione, soprattutto quando, a parte il gioco, non sono soddisfatti per il risultato.

Ma in questo caso la lista si allunga con i dissidenti, ovvero coloro che contestano a prescindere l'operato della società per partito preso, sbraitando sul web senza mai pagare il biglietto. Coloro che trombati dal settore giovanile diffamano la società con la speranza di rientrare, o mezzi procuratori agguerriti perché il proprio protetto non è mai stato preso in considerazione. Senza contare chi parla, sempre a sproposito, per poca cultura o per una conoscenza quasi nulla della realtà. Il vero male inquinante di un ambiente che cerca di tornare sano, infangato da speaker e scribacchini in cerca di notorietà.  

Mercoledì, la prima cosa che balzava all'interno dello Iacovone, la presenza di un migliaio circa di spettatori in più rispetto alle circa 2500 unità faceva pensare agli spettatori presenti, recuperati o "occasionali". Questi, sugli spalti, già spaesati perché non conoscevano gli atleti rossoblu, se non forse di nome, hanno cominciato a mugugnare subito e i bersagli preferiti, oltre ai calciatori, anche i vertici societari, con in testa il Presidente Giove. 

Al termine della gara, ripetiamo con molto gioco e almeno quattro nitide occasioni da rete, non finalizzate per imprecisione, forse anche sfortuna, timida risposta al saluto porto dalla squadra ai vari settori dello stadio, con qualche imprecazione da parte di frange di  tifosi, ma i commenti di delusione erano dettati sicuramente più dalla mancata vittoria che forse dall'esibizione dei singoli e corale di squadra. Ancora una volta, si è persa l'occasione di fare blocco unico tra tifoseria e squadra, tra società ed opinione pubblica, anzi una parte di essa ha cominciato la tiritera contro il Presidente Giove, quasi che la squadra fosse in zona play out o retrocessione pur non ragionando sulle 19 gare ancora da disputare che designeranno il club trionfatore. 

Il vero tifoso, secondo una vecchia logica da sempre presente, innanzi tutto è colui che paga il biglietto e che non si accosta ai cancelli recitando la solita frase: "Ma a' fa trasè, mae'!", oppure colui che non richiede accrediti od omaggi, magari potendosi permettere pure più di un biglietto, ma che ama restare il classico portoghese, danneggiando  la società,  facendole venir meno una risorsa ovvero l'incasso domenicale; il virtuoso tifoso, quello attaccato, è anche colui che, pagando il biglietto, può contestare lecitamente, sempre nei toni e modi dettati dalla convivenza civile, le prestazioni della squadra e quando lo ritiene la società. 

Le critiche costruttive sono sempre bene accette, soprattutto se finalizzate ala crescita ed al raggiungimento dell'obiettivo prefissato, ma se sono pretestuose, magari sostenute da una parte dell'opinione pubblica che non gradisce l'operato dell'attuale compagine societaria, sono deprecabili perché sostenute, spesso, proprio da coloro che sono "occasionali", per di più, taluni non paganti e che quindi avrebbero meno diritto di altri di contestare la società che non rinforza adeguatamente la squadra, quando sono proprio questi soggetti che con il loro mancato biglietto fanno venire meno una risorsa importante nel bilancio del club. 

Ed allora, se non si è tifosi e si va allo stadio con altri intenti, è bene che la scontentezza nei confronti del club possa essere evitato, magari stando davanti alle pay tv a vedere gli "spettacoli"  per  palati fini, magari di mancati tifosi rossoblu che non hanno potuto vedere la sanguignità dei veri supporters tarantini, encomiabili per anni, tanto che in Italia fossero da tutti conosciuti e rispettati, per la massiccia presenza sugli spalti,  tanto in casa che in trasferta.

Anche se superfluo, dalle pagine di questo giornale web, giunga l'invito a tutti i cuori rossoblu, indistintamente,  l'invito a sostenere la squadra per queste ultime due gare pre natalizie e, in prospettiva 2019, fino al termine del campionato, spingere la squadra a cogliere l'obbiettivo principale ovviamente spronando la società a continuare a coltivare e raccogliere  il frutto delle ambizioni, nate già nel dopo finale play off della scorsa stagione sportiva.

Fabrizio Di Leo