Taranto, la pressione ambientale può incidere sul rendimento dei calciatori?

Nei giorni scorsi,  in alcuni forum tra tifosi, si metteva in evidenza che,  a Taranto, la pressione della piazza sui calciatori sarebbe un aspetto irrilevante e forse alibi per giustificare anche l'esito non gratificante della attuale stagione da parte di qualche elemento, con rendimento più basso rispetto al gruppo. Sulle rive dello Ionio sono passati alcuni giocatori, giunti in casacca rossoblu con credenziali interessanti, ma poi per motivi svariati hanno mancato l'appuntamento che avrebbe fatto fare, il  più volte invocato salto di qualità. La motivazione per cui questi atleti hanno fallito la loro esperienza ionica sono da attribuire senz'altro alla pressione ambientale che alberga nella città di Taranto.

Un primo emblematico esempio, nella stagione 2016 - 2017, la prima in Lega Pro, dopo alcuni anni di assenza dal palcoscenico della terza serie si ebbe quando fu ingaggiato un atleta che proveniva dalla Cremonese e appena ventitreenne, iniziò la sua esperienza al  Sud, giungendo a Taranto. Simone Magnaghi si presentò in maniera brillante nel match di Coppa Italia contro il Melfi, poi , una volta iniziato quel travagliato campionato, si perse per strada, ma soprattutto si disse che non era forse idoneo per la piazza ionica tanto da essere considerato quasi un oggetto misterioso. Terminò la stagione con appena quattro goal in 36 presenze, ma al termine dell'annata, disastrosa, coincisa con il ritorno in serie D. 

Andato via da Taranto è rimasto in Lega Pro , attuale serie C, a Pordenone e dopo la prima stagione d'adattamento, quest'anno anche grazie al suo contributo sta portando i friulani verso l'approdo serie B. E' chiaro che a Pordenone non c'è alcuna pressione psicologica nei confronti della squadra e degli atleti, sicuramente si parla di calcio probabilmente solo la domenica, in occasione del campionato, mentre durante la settimana non ci addentra su altri aspetti, motivi di chiacchiere da bar e nei crocchi tra tifosi, quindi il buon Magnaghi, visto lo scorso anno sulle reti nazionali in una gara di Coppa Italia Tim  al Meazza, in una piazza piccola, rispetto alla nostra, ha reso e sta rendendo secondo le sue reali qualità non mostrate durante la sua permanenza nella Città Bimare.

Sempre in ottica di pressioni ambientali, lo scorso anno, nei primi tre mesi di campionato, alla corte di Cozza arrivarono due  atleti che sulla carta avrebbero dovuto fare la differenza, per le loro indiscusse qualità, tanto che furono salutati come pezzi da 90, da fare invidia alle nostre concorrenti nella lotta promozione (svanita subito per la caratura del Potenza).

Il primo era un attaccante di velocità, incursore in area e fisicamente non molto prestante. Il suo nome, Manuel Pera, venne definito dagli acquisti la trattativa principe visto il curriculum espresso dall'atleta originario di Lammari, provincia di Lucca,  classe 1984, quando giunse a Taranto, subì una specie di involuzione che gli consentì di realizzare solo quattro reti, poi nella gara di Polla, in qualità di capitano fece la dichiarazione choc che la squadra ormai non ce l'avrebbe fatta a recuperare lo svantaggio dal Potenza e quell'affermazione, post sconfitta contro il Pomigliano per 3 a 0, condannò la sua presenza a Taranto e fu esautorato nei primi di dicembre del 2017, quando passò alla Recanatese dove realizzò ben venti reti, trascinando la Recanatese fuori dalle paludi dei play out e quest'anno con i suoi 14 goal  ha finora portato la squadra della città di Leopardi al quarto posto,  avendo una classifica di rendimento eccezionale, dimostrando che lo scetticismo sul suo conto era errato, ma anche a giudizio di tanti, l'impossibilità di non subire le pressioni ambientali, in quanto i suoi goal avrebbero dovuto fare la reale differenza.

Non se la passò neanche tanto bene Antonio Crucitti, mediano di Taurianova (Rc), classe  1987, uno dei pupilli del tecnico Francesco "Ciccio" Cozza, che nella sua permanenza a Taranto, ben 15 gare per un totale di 5 goal realizzati, lo videro richiedere di essere ceduto in quanto non riusciva ad ambientarsi sulle rive dello Ionio, ma anche di non trovarsi beni con l'impatto ambientale. Dopo la brutta esperienza di Picerno, la scorsa annata, è passato nella Cittanovese, in 20 incontri ha realizzato ben 14 goal, posizionando i calabresi in ottava posizione, a  soli tre punti dalla zona play off nel girone I (quello del Bari, per intenderci). 

Cozza a Taranto lo utilizzava in maniera tale che da fuori area, quando c'era l'occasione lui dovesse fare lo stoccatore, ma il suo gioco, forse anche per i moduli del mister, si scontravano  con la filosofia di gioco e con l'apprezzamento della tifoseria ionica, tanto in casa che in trasferta.

Quindi possiamo certamente affermare che la piazza di Taranto non è idonea a tutti i giocatori della serie D, pertanto, proprio in quest'ottica la società quest'anno ha puntato su un blocco over importante e da far spavento, poi  a novembre in coincidenza dell'infortunio a Paolo Pellegrino e senza Antonino, ma con  Cavalli, giovane portiere,  catapultato proprio nelle gare novembrine, si sono persi dei punti, quasi certamente per la pressione psicologica  subito nell'ottenimento a tutti costi del risultati, ed il mancato feeling con la piazza. Oggi Crucitti, oltre ad essere goleador è un idolo  a Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, è esempio per i giovani che si accostassero al calcio, in particolare.

Pertanto, questo focus su tre esempi  di mancata sopportazione della pressione psicologica in piazze grandi, quale la nostra, dimostra che giocare a Taranto non equivale a disputare un campionato in piccole e medie realtà, dove il fenomeno calcio è affrontato con più spensieratezza. 

Questa pressione psicologica che può starci è motivo per delineare i futuri innesti alla corte di Panarelli e soprattutto atleti che con il loro carisma possano far fare il famoso salto di qualità, qualunque sia il torneo che andremo a disputare, ma gli identikit non potranno farne a meno di indicare quale la personalità dei nuovi ingaggi futuri, in maniera tale che i programmi stilati dall'attuale compagine societaria possano essere raggiunti con la reciproca soddisfazione degli atleti, dello staff tecnico e della ineguagliabile e passionale tifoseria ionica,  termometro della febbre pedatoria rossoblu.

Fabrizio Di Leo