Taranto, se fosse stato supportato da Zhang?

Nel Corriere del Mezzogiorno Bari e Puglia del 21 marzo, a pagina 2, Economia/I Casi, un editoriale di Cesare Bechis, recitava : "All'interista Zhang piace  il porto di Taranto". Nella discussione per l'accordo della "Via della Seta", ad anni alterni,  il porto di Taranto. appariva  e scompariva. Nel 2006 sembrava esserci, poi, l'anno dopo scompariva.

Nel 2018 era stata confermato la sua esclusione;  nella giornata di mercoledì (20 marzo ndr) la sua presenza nel maxi collegamento marittimo e terrestre tra Europa ed Asia era  stata rilanciata e data per certa dal Global Times, un tabloid cinese prodotto dal Quotidiano del Popolo, l'organo ufficiale del Partito comunista cinese.

Veniva citato, insieme con lo scalo di Genova, come uno degli argomenti al centro del negoziato tra Roma e Pechino. Se ne sarebbe parlato, probabilmente, durante la visita che il presidente cinese Xi Jinping e la sua foltissima delegazione si accingevano a fare in Italia. Del gruppo cinese ne  avrebbe fatto  parte anche Zhang Jindong, fondatore del colosso Suning e presidente dell'Inter.

Il 22 marzo, nell'atteso incontro tra il presidente Xi Jinping e Mattarella, con la successiva firma del Memorandum tra la delegazione cinese e quella italiana, capitanata dal vice premier Di Maio, nell'atto siglato si evinceva che gli scali interessati per la cosiddetta "Via della Seta" risultavano essere Genova e Trieste e, come per un colpo di magia, spariva nuovamente lo scalo tarantino. 

Era chiaro che la nostra Città veniva, per l'ennesima volta,  con un  gioco di prestigio,  esclusa dall'accordo stipulato da Italia e Cina e, probabilmente, sarebbe stata l'occasione persa per il rilancio dello scalo ionico, sempre considerato strategico per il Mediterraneo ma,  in ogni occasione, misteriosamente accantonato.

Certamente se anche Taranto avesse avuto l'opportunità di essere rilanciata come scalo, l'intero territorio ne avrebbe avuto beneficio e la stessa Suning,  avendo un interesse commerciale sul territorio italiano collegato con il nostro scalo nevralgico e centrale nel Mediterraneo, avrebbe fatto scaturire la ormai usuale domanda: non la si sarebbe potuta coinvolgere nelle sorti  del Taranto calcio, come supporto alla gestione societaria? 

Fermo restando che la nostra carta d'identità non dovrebbe essere snaturata, perchè i nostri colori, la cultura, la passione sono quelli ormai in auge dal lontano 1927, considerato l'attuale tessuto sociale ed economico, nonchè imprenditoriale, asfittico, non sarebbe stato male se i cinesi, e Zhang in particolare, avessero avuto modo di avvicinarsi al club ionico con  la possibilità di versare denaro fresco,  per un programma pluriennale, nella consapevolezza che poi le strade si sarebbero potute dividere alla soglia del paradiso, per la solita incompatibilità, secondo le norme federali,  tra club gestiti dai medesimi soggetti, nelle massime serie.

Ovviamente tutti i discorsi, che si sarebbero potuto intavolare se il gruppo cinese avesse avuto la possibilità di utilizzare lo scalo ionico, sono venuti meno, così come anche l'ipotesi che la stessa multinazionale avrebbe potuto supportare, con una sponsorizzazione o anche una partenership,  le sorti del Taranto calcio 1927.

Realisticamente, al momento, è possibile il coinvolgimento di un operatore straniero che possa fungere da volano per l'economia del territorio e, nel contempo, dargli la possibilità,  di supportare con il sostegno economico la squadra di calcio cittadina, massima espressione sportiva della provincia ionica?

E se la domanda non ha una risposta, fin quando non ci saranno inversioni di tendenza della politica economica  nazionale, appare impossibile ipotizzare una via dello sviluppo sia del territorio che dell'investimento nel sociale, perchè l'accantonamento dello scalo di Taranto, da considerarsi una vera e propria bocciatura dei vertici del Ministero dell'Economia, fa sfuggire l'ennesima possibilità di riscatto di un territorio che, dopo il boom industriale degli anni 60- 70 ed 80,  appare in grande sofferenza.

Adesso, come stretta attualità, concentriamoci sul segmento finale di campionato, perchè il resto, come recitavano i nostri avi, appartiene al Libro dei Sogni, argomenti, comunque, da fantacalcio, stuzzicanti i cervelli della impagabile tifoseria, da sempre innamorata della  squadra e dei colori rossoblu, difesi sino alla stregua da tutte le avversità incontrate in questi lunghi anni di sofferenza nell'inferno della quarta serie nazionale.

Fabrizio Di Leo