Amarcord, Ciccio Galeoto e la "fuga per la vittoria" di Lanciano

Con due promozioni in altrettanti anni, Taranto inizia a pensare in grande. Il duo Giove-Pieroni, reduce dalla cavalcata trionfale culminata con la promozione in C1, non ha intenzione di fermarsi ed allestisce una vera e propria corazzata in grado di compiere il terzo salto di categoria consecutivo. Ai nastri di partenza gli esperti infatti non sembrano aver dubbi, consegnando al Taranto la palma di favoritissimo per la vittoria del girone B preferendolo a squadre del calibro di Ascoli, Pescara, Lanciano e Catania. 

Il migliore acquisto è la riconferma dell'ossatura della stagione precedente, in particolare del forte centrocampista Aldo Monza e del bomber Christian Riganò, autore di quattordici reti in C2. L'avvio però non è dei migliori ed ai successi casalinghi ai danni di Vis Pesaro e Castel di Sangro, si contrappongono le disfatte abruzzesi contro il Lanciano di Castori ed il Chieti di Braglia. Il forte parco giocatori merita una guida più adeguata ed è così che Ermanno Pieroni decide di sollevare dall'incarico la sua scommessa, Eziolino Capuano, ingaggiando "il professore" Gianni Simonelli, profondo conoscitore della categoria nella quale però fino ad allora non ha vinto nulla perdendo i play-off a Nocera nel '98 e ad Ascoli nel 2000. 


La cura dell'allenatore campano funziona ed il Taranto raddrizza la rotta inanellando ben quindici vittorie, undici pareggi e solo quattro sconfitte terminando il campionato al secondo posto dietro il sorprendente Ascoli. I rossoblu affronteranno il Lanciano, classificatosi nell'ultima posizione della griglia play-off, con il vantaggio di poter disputare il ritorno tra le mura amiche. Gli abruzzesi ovviamente non partono con i favori del pronostico, ma vantano una formazione di tutto rispetto che punta sul gruppo e sul lavoro tattico del mister Fabrizio Castori, allenatore emergente che è riuscito ad ottenere la promozione in C1 con i rossoneri solo un anno prima. 

Il 19 maggio 2002 va in scena il primo atto dell'attesa semifinale in un pomeriggio uggioso. Il piccolo "Guido Biondi" di Lanciano è al completo con poco più di cinquemila spettatori, dei quali oltre mille sono supporters ionici. Il Taranto scende in campo con il consueto 4-3-3, caro a Simonelli, che vede Di Bitonto tra i pali; Bennardo e Siroti centrali difensivi con Galeoto nel ruolo di terzino destro e Vitali a sostituire l'assente Pisano sull'out di sinistra. Centrocampo a tre formato da Marziano, Monza e Cazzarò, mentre in attacco l'immancabile bomber Christian Riganò sarà affiancato da Triuzzi e Parente, scelta tecnica al posto del solito Cariello. Che al Lanciano non stia bene la figura di vittima sacrificale lo si vede subito ed è De Vezze a far correre un brivido sulla schiena dei Tarantini con un potente destro che sbatte contro il palo alla destra di Nicola Di Bitonto. Risponde Vitali con un calcio di punizione da distanza siderale, il pallone va fuori dallo specchio della porta ma dà coraggio ai propri compagni, spiazzati dall'atteggiamento ultra offensivo dei padroni di casa. 

Il match si sblocca intorno alla mezzora, quando l'esperto Pietro Parente fa sbattere un innocuo pallone sul braccio del capitano rossonero Taccola. Sul dischetto si presenta Christian Riganò, che in un'annata del genere non riuscirebbe a sbagliare neanche se lo volesse, ventottesima rete stagionale e vantaggio rossoblu con conseguente "esplosione" del settore ospiti in un tripudio di bandiere e fumogeni. Dieci minuti più tardi, però, succede l'incredibile. Il sig. De Marco di Chiavari assegna una punizione di seconda in area, per una presunta gamba tesa di Vitali, decisione che lascia spiazzati. Ma a lasciare tutti a bocca aperta sarà la conclusione successiva, con Andrea Gennari che calcia il pallone in rete nonostante ben tre calciatori a terra a seguito di un parapiglia che ostacolavano evidentemente l'estremo difensore rossoblu. 

Nonostante ciò l'arbitro ligure decide di convalidare la rete, beffando il Taranto con una decisione palesemente errata. Questo carambolesco pareggio taglia le gambe di Monza e compagni che vanno negli spogliatoi giustamente innervositi dall'accaduto. Nella ripresa la direzione di gara non cambia, anzi peggiora. Un cross di Cau viene respinto nei pressi di Monza che viene nettamente atterrato con un tackle da ammonizione per tutti tranne che per il sig. De Marco che lascia correre. Pestrin colpendo Marziano serve involontariamente tale Theofilos Karasavvidīs che a tu per tu con Di Bitonto non può sbagliare. Rimonta compiuta e doccia fredda per gli undici rossoblu sempre più sconfortati dalla direzione di gara a senso unico. Un miracolo di Taccola evita il pareggio tarantino, salvando in scivolata un preciso assist di Triuzzi per Pietro Parente che avrebbe avuto tutto lo specchio della porta libero. 


Gol sbagliato, gol subìto anche in questo caso: Sapanis mette in mezzo per Pestrin che, smarcato dal limite dell'area, punisce per la terza volta Di Bitonto. Morale sotto le scarpe per i presenti a Lanciano ma anche le decine di migliaia di Tarantini collegati radiofonicamente che non possono far altro che arrendersi ad un match sfortunato ed "indirizzato" a favore del Lanciano. Si arrendono tutti, tranne uno. Al 94', infatti, arriva lo spunto di chi non ti aspetti. Francesco, per tutti Ciccio, Galeoto è un esperto terzino entrato subito nel cuore dei tifosi per la sua generosità e diligenza messa al servizio dei colori rossoblu. 

Nei suoi ventinove anni di carriera ha calcato campi molto importanti con le maglie di Palermo, Salernitana e Pescara ed è stato uno dei tanti colpi di mercato messi a segno in quella stagione. Per spiegare momenti del genere bisogna prendere in causa la "leggenda del calabrone". Si dice infatti, erroneamente, che il calabrone in relazione al proprio peso non abbia una struttura alare necessaria al volo. Lui però non lo sa ed ogni giorno compie un vero e proprio miracolo. 

Una storia che calza a pennello con l'azione di Ciccio Galeoto, avvenuta al 94' di una semifinale fino a quel momento stregata. Nonostante la sua propensione alla difesa, al giocare senza fronzoli e senza strafare, il cuore ed il coraggio di Ciccio Galeoto prendono il sopravvento. Ogni Tarantino ricorderà a memoria quegli istanti che sembrano esser durati un'eternità. Ciccio Galeoto prende palla sull'out di destra all'altezza del centrocampo, supera di forza un uomo, poi altri due con un dribbling eseguito con disarmante naturalezza, nonostante sia stato probabilmente l'unico della sua attenta e diligente carriera da terzino. Uno-due con Triuzzi, stop al limite dell'area e rasoiata di destro. Tre a due. Il trionfo della classe operaia, un momento commovente quanto fondamentale in ottica ritorno. Il resto è storia. 

Gabriele Campa