Taranto, Genchi cecchino ingenuo. Resta un leader di questa squadra

La gara di Casarano, preparata in maniera dettagliata, curata nei particolari, da parte di Ragno, fino al 37° del primo tempo aveva data un'indicazione ben precisa.

Il modulo adottato e gli uomini, interpreti dello stesso, avevano garantito al Taranto di prendere in mano l'iniziativa fin dal primo minuto di gioco ed il centrocampo ionico aveva annichilito per le idee la formazione ospitante. Tutto bene, anzi più che bene, fino all'episodio della simulazione di Ferrara, in area casaranese, quando l'arbitro, valutandola tale una spinta di Mattera sull'under ionico, portava, all'ammonizione dello stesso esterno rossoblu tarantino, ma nel contempo, il difensore esperto di casa, dando una manata  faceva sì che si creasse il classico "capannello", con atleti di entrambe le squadre, nei pressi del'atleta , tra l'altro ancora a terra e l'intervento del capitano Genchi, A DIFESA DEL SUO COMPAGNO e di separazione dei propri atleti, accorsi, come in effetti succede in casi analoghi a questo, sul luogo del misfatto.

L'arbitro, distratto in occasione del fischio effettuato per indicare la punizione a favore della difesa locale per la simulazione, non ha visto il gesto, da essere sanzionato almeno con un rosso ovvero la manata del difensore casaranese, quindi dopo aver riportato la calma, salomonicamente decideva per la ammonizione sia a Mattera per il "guazzabuglio" creato  dopo il fischio arbitrale e a Genchi per essere andato a proteggere, in qualità di capitano,  il proprio compagno di squadra.

Una volta ripreso il gioco, la palla veniva ricevuta da un terzino che, da difensore esperto,  aveva uno scambio di "vedute" con Genchi, poi, lo stesso difensore "stramazzava" a terra come se fosse stato colpito da un fulmine. L'arbitro vedendo questa scena, ma non l'antefatto, estraeva il secondo giallo e quindi Genchi, nonostante cercasse di spiegare al'arbitro cosa fosse successo, veniva espulso automaticamente per doppio cartellino.

A questo punto, con la squadra in dieci, il Taranto calcio, poteva rischiare di compromettere quanto fatto, in primis perché in inferiorità numerica e, di conseguenza, il Casarano aveva la possibilità in superiorità numerica, magari con qualche innesto dalla panchina, poter impensierire la retroguardia ionica, fino ad allora assolutamente non impegnata pericolosamente.

Nel secondo tempo, lo stratega Ragno, non stravolgendo il modulo fino ad allora attuato, riusciva, arretrando le linee, a controllare la gara e poiché il suo omologo, De Candia, operava dei cambi solo nel tratto finale della gara, riusciva a portare a casa, i tre punti, dopo sette minuti di recupero con la difesa ionica, attenta nei meccanismi di chiusura del reparto avanzato dei padroni di casa.

A questo punto il dilemma tra la tifoseria è stato: Genchi, è stato ingenuo ad accettare le provocazioni, o meglio,  è stato una vittima oppure  colpevole per aver lasciato la sua squadra in 10 con il concreto rischio che la squadra potesse pareggiare o, addirittura, perdere?

Partiamo con il fatto che chi ha la fascia di capitano deve possedere avere un elevato senso dell'equilibrio e deve sapersi rapportare con l'arbitro, sia pure a difesa dei diritti dei propri compagni, essere un atleta carismatico, di esperienza, vanti con l'età anagrafica, comunque integerrimo. Poi, in determinate occasioni oltre a proteggere i propri compagni deve avere anche nervi saldi e buona propensione a rapportarsi con l'arbitro, chiaramente compito non se.

A questo punto, secondo chi scrive, Genchi sicuramente ha pagato a caro prezzo un'ingenuità (da non poter essere accettata da un giocatore con la levatura e l'esperienza come l'attaccante barese) che poteva costare molto caro alla squadra, ma che fortunatamente è stata attutita dalle direttive del tecnico molfettese, bravo- ed esperto a non stravolgere  l'impianto tattico (in pratica dal 3 - 5 - 2 al 3 - 5 - 1), per non dare l'impressione all'avversario di avere il timore derivato dalla inferiorità numerica.

In futuro, chi avrà la fascia da capitano dovrà evitare, innanzi tutto di evitare di cadere in provocazioni, naturali in un campionato come quello di serie D dove si riscontra di tutto e di più. Poi chiaramente dovrà possedere le qualità sopra descritte ed in effetti, domenica prossima, nel match interno con il Nardò, la fascia tornerà al braccio del rientrante D'Agostino, capitano storico dei rossoblu, nella scorsa stagione e atleta ed uomo, carismatico, ma spesso interfacciantesi con garbo sia con gli arbitri che con gli avversari, perciò apprezzato anche da tutte le tifoserie.

Chiaramente una squadra importante, di elevato spessore qualitativo, tecnico ed esperienza, non può avere un unico atleta che possa fungere da capitano, ma è bene che ci sia almeno un altro giocatore che, mancando il suo compagno per un qualsiasi motivo, possa ricoprire il delicato compito di rappresentare il club e tutelare i tesserati durante l'incontro.

Grazie a tutti i giocatori che ricopriranno il delicato compito di capitano, poi come sempre sarà il mister a stabilire chi sarà deputato ad indossare la preziosa, nonché delicata, fascia.

Fabrizio Di Leo